venerdì 13 febbraio 2009

Facciamo il punto

Per non perdere la strada ricapitolo i punti salienti:

PERSONE COINVOLTE
il ragazzo
Ana
La prof. Bea

IL BACKGROUND E I LUOGHI

Baia Vallugola
albergo
casolare

  1. Bea si trova in Baia Vallugola.
  2. Visita un albergo e un casolare bianco.
  3. Parla di una donna e di un suo ritratto.
  4. Esiste un ragazzo, dalla vita controversa, un'artista all’incirca della mia età.


QUESITI:

  1. Dove si trova il quadro con il ritratto di Ana?
  2. In quale abitazione si trova Bea?
RIFLESSIONI:

Il posto in cui si trovava la mia insegnate è una baia turistica, il ragazzo di cui parla si può “concedere il lusso” di passare lì anche un week end. Evidentemente non è un forestiero. Bea, quindi, potrebbe conoscere questo ragazzo perchè magari è della sua stessa zona.

Infatti. Notate questa espressione, apparentemente irrilevante:


.... Non sono molto distante dall'università, la Baia Vallugola è tra Pesaro e Gabicce, a cavallo tra Marche e Romagna, meno di un'oretta di macchina e potrei essere in ufficio...

Bea continua dicendo:

… … anche se qua mi sembra di essere distante migliaia di chilometri dalla vita quotidiana. …. è una zona abbastanza difficile da trovare se non si è del luogo…..

Isolamento e stacco dal quotidiano. Una baia, lontana da occhi indiscreti. Un punto di incontro tra vite che agli occhi degli altri vivono parallele e distanti.

Cosa si sta celando?
Un ragazzo della mia età e Ana, donna all’incirca dell’età della Prof, non è una coincidenza assurda?
Cioè... quello che intendo farvi notare è questo

Ragazzo = Pandora
Ana = Bea

Si può amare un ragazzo così tanto più giovane?
Oppure questa “misteriosa” Ana, nascondeva un figlio illegittimo?

E ancora ribadisco:
  1. Perchè Bea ha preso tanto a cuore questo tema e ha deciso di dirlo a me?
  2. E perchè si nasconde dietro a delle lettere che mi ha spedito quando sapeva che io non potevo leggerle?
  3. Se aveva bisogno di una "mano" in quel momento, non poteva scrivermi delle mail?

mercoledì 11 febbraio 2009

Quarta lettera.

Mia cara,
sono tornata oggi dall’albergo di cui ti ho parlato e sono arrivata ad un casolare bianco, con due ali laterali, una casa molto bella, quasi mi ricorda le ali di un gabbiano pronto a spiccare il volo sul mare. In una di queste ali, sbirciando dalla grata di una finestra, ho intravisto un laboratorio abbandonato con delle mensole cariche di vasi di ceramica.

Mi hanno detto che ci lavorava un ragazzo un po’ particolare: sempre in compagnia di un vecchio cane e addirittura di un pappagallo che spesso teneva sulla spalla. Un'artista che veniva qui a modellare e a vendere i suoi finti d'autore. Da queste parti si dice abbia avuto una vita molto controversa, dovrebbe avere all'incirca la tua età.

Ho anche scattato un po’ di foto del casale, dei vasi e della zona che ti allego.



Non sono molto distante dall'università, la Baia Vallugola è tra Pesaro e Gabicce, a cavallo tra Marche e Romagna, meno di un'oretta di macchina e potrei essere in ufficio, anche se qua mi sembra di essere distante migliaia di chilometri dalla vita quotidiana. Non so se ci sei mai stata, è una zona abbastanza difficile da trovare se non si è del luogo, una piccola baia a picco sul mare nascosta e protetta dal colle San Bartolo, nel mezzo del parco.

Rilassante, se non fosse per questo mistero che mi pereguita...

Ti abbracio,

Bea.

lunedì 9 febbraio 2009

Terza lettera.

Mia cara,
oggi le tracce di Ana mi hanno portato ad un albergo, che sta su un dirupo, da cui si può osservare il mare. Un dirupo che è come un falco che sta lì, immobile, ad osservare.

Cosa guardava? Mi domando.

Io ho provato un gran disagio.

Mi hanno detto che Ana era andata lì per un periodo e che vi alloggiava da sola… Che cosa ci faceva Ana, qui in quest’albergo? Perché non era con la sua famiglia? Cosa cercava? Distrazione e solitudine… amore? Forse un po’ di tutto questo?

Forse rifletteva sulla sua strada: lasciar perdere ogni cosa alle sue spalle alla ricerca di nuove esperienze e magari di un amore nuovo…

Ma perché? E come lo voleva lei il suo amore?

Serio ed affidabile? O travolgente e passeggero?

Un amore a cui darsi totalmente, succeda quel che succeda, o un amore da prendere con riserva?


Io continuerò a cercare, perché la cosa mi appassiona sempre di più… e sono certa che appassionerà anche te, quando al tuo ritorno leggerai le miei lettere…
Non mi darò mai per vinta finché non ne verrò a capo e sono certa che, insieme, potremmo farcela.

Ti aspetto presto,

la tua Bea.

venerdì 6 febbraio 2009

Prime tracce.

Inizio col ringraziare di cuore i numerosi amici che mi stanno seguendo…
Non mi aspettavo di certo così tanta affluenza. Significa che proverò ad essere più rapida nelle mie ricerche!
Perdonate quindi la pigrizia e se non rispondo subito, ma ho sempre sotto controllo la situazione.
Procediamo con il riepilogo della situazione.

ELENCO ELEMENTI

- Ana, donna sposata, ma indipendente… una manager.
- Beatrice, donna single e misteriosa… un insegnante-giornalista.
- Un luogo, misterioso (so che la mia prof si trova in una casa immersa nel verde)
- Un quadro. Con il ritratto di Ana. (che allego nel post)





PRIMA CONSIDERAZIONE

“So di affidarti un compito per niente facile, che potrebbe portarti alla scoperta di verità fin troppo crude. “

“Dicono ci sia un segreto tra queste mura e vorrei che tu lo scoprissi insieme a me a poco alla volta. Si chiama Ana la donna misteriosa del quadro che sto guardando.”

Contraddizione. "Dicono che ci sia un segreto" .... "So di affidarti…" ... "Scoperta di verità."

Come mai prima si parla di un dubbio e poi di una certezza?

Beatrice sapeva già qualcosa, ma non vuole dirmelo subito.
I casi sono due:

  1. Beatrice conosce già la donna.
  2. La donna è lei stessa.

SECONDA CONSIDERAZIONE

“Oggi c’è fretta, si comunica poco, non ci si capisce più, ciascuno sta chiuso nel proprio egoismo. Non si è più è disposti a soffrire, a sacrificarsi, a lasciar perdere.” Dice Bea.

C’è malinconia è sofferenza nelle parole. In prima analisi, mi sembra più una questione di rabbia personale.

Ma può una donna essere così tanto legata alle vecchie forme di scrittura, da “aggredire” in maniera così aspra le nuove tecnologie?

“Egoismo”, “sofferenza”, “sacrificio”…

Poca comunicazione e problemi in famiglia. … Poca voglia di lasciar perdere.
Abbiamo detto che non è il tipo di comunicazione che fa la differenza, ma le persone che non sono più disposte a dialogare.

Rifletto. Oggi con un sms risolviamo questioni e discutiamo. 180 caratteri forse non bastano per dialogare davvero. Un tempo c’erano le lettere, ma sono sempre dei “media”, che si interpongono nella comunicazione. Che trasferiscono informazioni distorte. Che aggiungono ansie, dubbi e solitudine.

Quanti equivoci ci possono portare al dolore?

L’sms ha potuto condurre ad una incomprensione che poi era fasulla?

Ciò potrebbe giustificare la sua rabbia.

Ditemi cosa ne pensate...

Un abbraccio, Pandora.

mercoledì 4 febbraio 2009

Seconda lettera

Mia cara
le ricerche sulla donna scomparsa mi hanno portato ad Anastasia, Ana per gli amici.
Me l’ hanno descritta come una donna, sposata forte con ottime doti manageriali.
Tutto il caso sembra essere partito da un sms sconvolgente.

Riflettevo fra me e me: "Ana …e il marito…"
Un tempo non c’erano sms, i problemi venivano discussi in casa, si smussavano, si cercava di capire. Guarada la fretta con cui leggi le mail che ti sto mandando. E rifletti anche sul diverso oggetto della mia comunicazione. Ho scelto la comuniczione epistolare per entrare in contatto con te... perchè è più calda. Forse ti può far riflettere di più...
Oggi c’è fretta, si comunica poco, non ci si capisce più, ciascuno sta chiuso nel proprio egoismo.
Non si è più è disposti a soffrire, a sacrificarsi, a lasciar perdere.
Tu che ne pensi?

Sarai con me sulle tracce di Ana?
Dobbiamo trovarla…

Ti saluto caramente
La tua prof. Beatrice

venerdì 30 gennaio 2009

Prima lettera.

Mia cara,

da qualche tempo stavo pensando a te, per un caso che mi assilla molto.

Facendo delle ricerche sono venuta a conoscenza di un fatto a dir poco inquietante. Vorrei andarci a fondo, ma a parte il poco tempo e la pigrizia, mi mancano i mezzi tecnici per farlo.

Sto parlando di quelle macchine infernali che voi giovani sapete usare così bene e per le quali io ho un’avversione congenita!
Fidando nella vivacità intellettiva e nell’assenza di pregiudizi che ti caratterizzano, vorrei te ne occupassi tu.

Spero tanto che tu possa aiutarmi, dal canto mio avrai un supporto costante con altre lettere, dove ti comunicherò notizie e ricerche.
Dicono ci sia un segreto tra queste mura e vorrei che tu lo scoprissi insieme a me a poco alla volta. Si chiama Ana la donna misteriosa del quadro che sto guardando.

So di affidarti un compito per niente facile, che potrebbe portarti alla scoperta di verità fin troppo crude, per questo nel caso tu accettassi, ti chiedo fin d’ora senso di responsabilità, spirito di sacrificio e coraggio.
In ogni caso non sentirti obbligata, mi dispiacerebbe se il cammino appena intrapreso si dovesse interrompere per qualsiasi motivo...
Mi farò viva presto.
Beatrice Lugli.

p.s. Coraggio, ho fiducia nelle tue capacità.

martedì 27 gennaio 2009

Il perchè di questo blog

Possono essere tanti i motivi per i quali una giovane laureanda decide di aprire il suo primo blog: distrazione dallo studio, condivisione delle proprie esperienze con gli amici oppure una semplice necessità di scrivere, per passione.

E invece no. Quello che è successo a me, ha qualcosa di più triste.

Beatrice. Era questo il nome della mia giovane relatrice per la tesi. Defunta pochi giorni fa, in seguito ad un indicente stradale. Proprio mentre io ero in viaggio.

Sono appena tornata da i miei due mesi a Orlando, dove stavo preparando la tesi in giornalismo: “Aspetti tecnici e stilistici del racconto giallo americano”. E appena rientrata in appartamento, la mia coinquilina, mi mostra delle lettere che mi sono arrivate durante la mia assenza.

Il mittente è proprio lei, la mia professoressa.
Apro subito la prima e inizio a leggere.
Tra le righe intuisco già qualcosa di inquietante: forse anche lei stava facendo delle ricerche.

Mi parla di un posto, che sembra essere non molto distante dall’università, dove si era recata per scrivere un libro.
Abbiamo avuto sempre un buon rapporto ed è per questo che al tempo avevo deciso di scegliere lei come mia relatrice. Parlava molto delle sue esperienze passate e le piaceva condividere le sue emozioni.

Forse il suo intento era quello di aiutarmi nella tesi?
Oppure era semplicemente ancora voglia di raccontare la sua vita?

Ci siamo sentite spesso via mail per discutere della tesi, ma non mi aveva mai detto né cosa stava facendo, né che mi stava scrivendo delle lettere.

Il tono della prima lettera e stranamente severo e monitore, e mi fa intuire che c’è un insegnamento di vita, più che scolastico, tra le righe. Non posso dire di conoscere questa donna così tanto da intuire immediatamente il suo messaggio. Ma non posso neanche negare che ho notato fin dal primo giorno, che c’era qualcosa di cupo nel suo sguardo.

Magari sono solo condizionata dall’avere in mano delle lettere scritte da una donna che oggi non c’è più. Oppure, semplicemente, la mia passione per i racconti gialli mi porta a viaggiare con la fantasia.

Fantasia?

E’ chiaro il riferimento ad un segreto, che lei chiama: “Il segreto di Ana”.

Ho deciso per questo di andare a fondo nella questione. Ma nonostante i due mesi di ricerca passati sui testi gialli e i miei quasi quattro anni di studio, mi rendo conto già da subito, di non essere preparata ad affrontare un segreto forse reale.
La prof. voleva farmi ragionare su qualcosa. Posterò per questo le lettere una alla volta, sperando che anche grazie ai vostri commenti, possa riuscire a capire cosa le stava succedendo.

Per questione di Privacy e rispetto verso una persona deceduta, non riporterò mai nomi e cognomi reali.